Nome scientifico: Picus viridis
- Patouà della Val Germanasca: Pic vërdan
- Patouà di Pragelato: Picàrt
- Patouà di Bobbio Pellice: Pic
- Patouà della Collina tra Luserna San Giovanni e Bricherasio: Pic Vert
- Patouà di Venasca: Picatas
- Patouà delle Valli di Lanzo (Mezzenile): Pic
- Patouà della Val Maira (Celle Macra): Pic vérd
- Patouà di Boves: Pula / Picatäs vart. Si ciba in prevalenza di formiche che cattura a terra “raspand” (razzolando) nei formicai, larve, insetti vari. Proprio per questa sua caratteristica di razzolare gli deriva il nome dialettale di “pula” (giovane gallina, pollastrella). Anche il picchio verde è, a Boves, un utile indicatore del tempo atmosferico : infatti quando vola sopra le case da Ovest verso Est e grida con insistenza significa che pioverà di sicuro. Quando invece, in primavera, grida all’ “adrèet” (nel versante solatio) sente l’arrivo del caldo e della bella stagione (“cura canta la pula suma d’aprima!” o “cura la pula a canta sant l’aprima” cioè quanto canta il picchio verde sente l’arrivo della primavera) . Qualcuno sosteneva che il suo tambureggiare sui tronchi fosse legato al fatto che esso avesse fame e lo segnalasse in tale inconsueto modo. In realtà si tratta di segnali uditivi per delimitare il proprio spazio territoriale.
- Patouà di Elva: Picaverdun
In francese lo chiamano Pic verd