LA FAMIGLIA PASTRE


Alla fine dell’800, in cima al paese, abita la famiglia Pastre. Battista e la
moglie Teresa occupano la casa denominata V’la Simmë Pastre. In seguito il loro figlio Celestino Pastre si sposa in seconde nozze con Bline. Teresa è alta ed austera e fino all’età di 88 anni riesce a mantenersi in forma e a far valere la sue ragioni. Bline soffre di una lieve zoppia e cammina ondulando leggermente. Lesta di lingua non le manda a dire. Canta spesso, anche in francese. Tutti sono contadini e lavorano le loro terre. La casa Pastre è la prima casa al Chezal ad avere l’acqua corrente interna. Anzi, forse, è meglio dire che l’acqua corrente in casa la hanno sempre avuta in quanto in cantina zampilla una sorgente di fresca acqua.
Silvio Pastre, detto Sivot, figlio di Celestino e di Bline, nasce nel ‘28. La sua statura non è alta e la sua corporatura è minuta. Negli anni ‘50 in inverno fa il battipista a Sestriere. In pratica, prima di utilizzare i gatti delle nevi, dopo le nevicate si fanno risalire con gli sci a scaletta gli addetti a compattare le neve sulle piste. Sono sei gli abitanti delle borgate alte di Pragelato che vanno al colle con questa incombenza.
Ci sono poi i maestri di sci. Uno di questi è Maggiorino Griot figlio di una
Lantelme del Chezal, che presto rimane vedova e di un Griot di Troncea
discendente di un Giacomo che abita al centro del paese ed è perciò
soprannominato Dzacamèi. Tutta la famiglia, Maggiorino e pure la casa dove abitano: V’la Simmë Lou Dzcamèi, hanno preso questo soprannome. Maggiorino, oltre ad insegnare a sciare, accompagna i clienti in fuoripista. Talvolta lo segue anche Bruno Guiot di Villardamond. Alla sera, quando ritornano alle loro borgate, battipista e maestri utilizzano la strada statale con la neve spalata e compattata dai vecchi spalaneve e in poco tempo sono a casa. Il cantoniere Battista Matheoud li rimbrotta che “la strada non è una pista da sci” e non vuole che la usino per il loro ritorno. Silvio, nella bella stagione, lavora anche in una officina sempre a Sestriere e per raggiungerla la mattina presto prende la corriera al Duc.
Intanto il paese si va lentamente svuotando. Alcuni si trasferiscono definitivamente e vendono la casa e “quelli che vengono da giù”, altri si
trasferiscono a valle e solo in estate risalgono al Chezal.
La casa Pilê V’la Tsapellë la compera don Castagno. Successivamente
passa dai Padri Somaschi come Casa Alpina. Ad inizio anni ‘70, con i gruppi dei Somaschi salgono al Chezal anche mamma e figlia Moriondo che in seguito avrebbero anche acquistato una casa. La casa V’la Simmë Lou Dzacamèi la compera Novascone, la casa Lou Flô la compera Aldina detta la Bionda, la casa Lȃ Sesila la comprano i Galvan., la casa Cazibôt la compra Molino.
I Balcet vanno ad abitare in bassa valle e solo in estate risalgono,
altrettanto fanno i Rei che diventano proprietari di alcune case e gestiscono il bestiame, l’Alma Lantelme e la mamma si trasferiscono a Grange e dal 1973 anche i Matheoud nei mesi freddi svernano al Duc e solo in estate risalgono al Chezal. In quegli anni un certo Camandona vorrebbe comperare tutte le case della borgata per ristrutturarle e lanciarle come location turistica. Incomincia a fare qualche compromesso di compravendita e a dare qualche anticipo, ma alcuni non
vogliono vendere. Il progetto fallisce e vengono restituiti i soldi anticipati.
L’operazione al Camandona riuscirà in seguito con il vecchio villaggio
Grangesises che viene comperato, ristrutturato in modo raffinato e rivenduto.
Dal 1973 Silvio in inverno è l’unico abitante della borgata. Per la verità c’è
qualche avventuroso che, salendo a piedi dal Duc, non teme la casa gelata,
accende la stufa a legna, attinge l’acqua alla fontana e passa qualche notte. La strada carrozzabile verso la borgata generalmente non viene pulita dalla neve e prima che si sciolga la neve spazzata dal vento arriva anche il mese di maggio. Silvio perciò per la maggior parte dell’inverno rimane solo. Tiene però pulito dalla neve il percorso dalla sua casa fino all’inizio della Mourella e tutte le sere all’imbrunire scende alla croce per vedere se qualcuno sale. Ogni settimana va anche a “Pragelato Capitale” per fare la spesa e per bere un goccio all’osteria.
Scende lungo la Mourella, ma, quando la mulattiera svolta a sinistra, imbocca un sentiero rivolto a sud che presto il sole libera dalla neve e che sbocca sulla statale nei pressi del ponte sul Rio Mait. Anche l’8 novembre 1983 Silvio scende a Pragelato per le sue commissioni. Ma sulla via del ritorno si ferma. Lungo la statale all’altezza del ponte sul Rio Cumberault si ferma per sempre sotto un’automobile. Anche l’ultimo abitante del Chezal se ne è andato.

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