Nome scientifico: Garrulus glandarius
- Patouà della Val Germanasca: Gai
- Patouà di Bobbio Pellice: Gai
- Patouà della Collina tra Luserna San Giovanni e Bricherasio: Gai
- Patouà di Venasca: Gai
- Patouà della Valle Stura (Vinadio): Gai
- Patouà della Val Maira (Celle Macra): Gai
- Patouà della Val Gesso (Entraque): Ghè
- Patouà di Boves: Ghè / Gàa. Si dice che “u ghè fä tre nì” (la ghiandaia costruisce tre nidi) prima di costruire quello in cui veramente deporrà la uova, questo per depistare e confondere eventuali predatori (uomo compreso). Sia durante la costruzione del nido che durante la cova e l’allevamento dei piccoli la ghiandaia è molto accorta e difficilmente osservabile. E se si accorge che qualcuno ha scoperto il suo nido “despèta facilmant” (abbandona il nido facilmente). Era spesso allevato dall’uomo per la sua capacità di “parlare”, imitando parole, risate, versi umani o di altri animali domestici. A parlare è solo il maschio della ghiandaia, maschio a cui solitamente si dava il nome di “Giacu” (Giacomo), nome che solitamente riusciva a ripetere con una certa facilità. Chi allevava le ghiandaie sapeva riconoscere i maschi dalle femmine seppure la livrea sia molto simile basandosi sul fatto che i colori del piumaggio del maschio tendono più sul rossastro mentre quelli della femmina sono leggermente più sul grigio. Inoltre la “capüsa” (le penne del capo un po’ erettili) è solitamente più alta nel maschio mentre nella femmina il “bareis” (la barratura) delle penne è leggermente più corta. Molto comune era la credenza che per migliorare questa capacità gli si dovesse tagliare il filetto sotto la lingua. Tale operazione aveva migliore riuscita se veniva effettuata a fine giugno, nel giorno di S.Giovanni, momento in cui si poteva medicare la ferita prodotta dall’operazione con la rugiada raccolta la mattina di tale giorno, ritenuta dotata di poteri miracolosi e di grandi proprietà curative e cicatrizzanti. Anche la ghiandaia quando gracchia con insistenza indica l’avvicinarsi di una perturbazione o di un temporale. Le penne di colore azzurro della ghiandaia erano un tempo considerate ornamento ambito per i cappelli.
- Patouà di Elva: Gai
In francese lo chiamano Geai des chénes
Modi di dire e proverbi:
avé u filat bègn taiä : avere il filetto ben tagliato, avere la lingua sciolta, essere un buon predicatore
bütò la piota du gàa / avée u pè du gàa : mettere la zampa della ghiandaia, inizio della crescita delle foglie sugli alberi nel mese di aprile-maggio
èse ‘n ghèe : essere una ghiandaia, essere un tonto
fò u ghèe : fare la ghiandaia, ripetere le cose che gli altri dicono
fol mà ’n ghèe : scemo come una ghiandaia, sciocco
taiò u filat au gàa : tagliare il filetto alla ghiandaia, operazione che si faceva per far si che tale uccello parlasse ed imitasse gli essere umani
Insulti
ghèe (tonto, contadinaccio), ghèe ‘d la Prò (fontanellese, abitante di Fontanelle – una frazione di Boves)
Proverbi
Ai tre ‘d màa y ärbu fagn la piota du gàa!
(al tre di maggio i castagni aprono le nuove foglioline che sono grandi già come la zampa di una ghiandaia)
Filastrocche
Cò l’è ?
Na marda cun bulè….
Unda l’è ?
Suta la cua du ghè…
(Che cos’è ? / una merda con funghi / Dov’è ? / sotto la coda della ghiandaia…. – frasi scherzose di risposta a domande a cui non si sa dare una risposta esatta)
* tratto da “Bestie, bestiétte, bestiäs”, di Delpiano Franco e Giuliano Fausto, edizioni Primalpe, Boves, dicembre 2002