Nome scientifico: Parus major
- Patouà della Val Germanasca: Lardìëro / Pimparin
- Patouà di Pragelato: Pimparìnë
- Patouà di Bobbio Pellice: Lardra
- Patouà della Collina tra Luserna San Giovanni e Bricherasio: Cincia
- Patouà delle Valli di Lanzo (Mezzenile): Testa neiri dli gabus
- Patouà di Boves: Pitavìa / Pariciula grosa / Pariciula giauna. Col suo canto la cinciallegra sembra dire : “pis-ye sö…. pis-ye sö…. pis-ye sö…. “ (pisciaci su…. pisciaci su…. pisciaci su…. ), oppure per altri anche “tüti giö…. tüti giö…. tüti giö…. “ (tutti giù…. tutti giù…. tutti giù) o “sauta giö…. sauta giö…. sauta giö…. “ (salta giù…. salta giù…. salta giù), questi ultimi parevano quasi, un tempo, lugubri auguri agli uomini intenti a potare in inverno le alte piante di castagno ! Un tempo anche le cinciallegre venivano catturate (similmente ai pettirossi) e poi liberate nelle stalle. Erano però considerate “serväie” (selvatiche) e spesso finivano stordite o addirittura morte sbattendo contro i vetri delle finestre nel vano tentativo di fuggire. Per ovviare a ciò, nelle prime ore successive al rilascio l’uccello veniva legato per una zampa con un filo da cucito, poi pazientemente allungato via via, “insegnandogli” così a non andare a sbattere nei vetri. Un altro sistema per abituare gradatamente le cince alla vita in cattività nelle stalle era quello di legare con un sottile filo due delle penne remiganti più lunghe, cosa che “rumpìa u vol” (spezzava l’impeto del volo) dell’uccello.
In francese lo chiamano Meésange charbonnier
Modi di dire e proverbi:
mengiò mà na pitavìa : mangiare come una cinciallegra, mangiare poco
* tratto da “Bestie, bestiétte, bestiäs”, di Delpiano Franco e Giuliano Fausto, edizioni Primalpe, Boves, dicembre 2002